Pillole di narratologia e storytelling

raccontare i luoghi: coinvolgimento, emozione, identificazione, ricordo, azione

Musei, istituzioni culturali, complessi monumentali, chiese, aree archeologiche, guide turistiche e operatori culturali hanno un potere da riscoprire: l’arte della narrazione.

Costruire strategie di comunicazione con la tecnica della storytelling rivitalizza la memoria storica dei luoghi del Paese, innesca processi di profondo coinvolgimento con gli eventi storici, le trasformazioni urbane e sociali, allinea le storie attuali a quelle del passato. Tutti hanno un bisogno inconscio di bellezza, di spettacolarità, di epicità, di valori forti, di emozioni da provare, di trame in cui immergersi, di miti a cui credere, di personaggi in cui identificarsi, di attrazione oltre il razionale, di un linguaggio comune a tutti, soprattutto a chi non possiede conoscenza, competenza e strumenti adeguati per interpretare, leggere e partecipare alla storia dell’arte e alla storia del territorio. Il racconto è genetica dell’uomo, è istintivo bisogno di interpretare la realtà e il mondo, è la via preferenziale per sentirsi parte di una comunità in cui condividere valori e ritrovare la propria identità.

Narrazione e narratologia

Cervelli iperveloci, bassa soglia di attenzione, bisogno di stimoli, fame di emozioni.

Il tuo contenuto sarà capace di soddisfare questo tipo di pubblico? Le persone sono diventate esigenti, si documentano, sanno ciò che vogliono e rischiano facilmente di annoiarsi: prendile per i neuroni!

Come?

  • calibra la narrazione
  • mescola le informazioni
  • utilizza strumenti e tecniche di coinvolgimento
  • gestisci il tempo
  • punta alle emozioni.

Il contenuto culturale o storico-atistico che vuoi divulgare e condividere, per quando affascinante e inedito, avrà i “neuroni” contati.

Le informazioni, infatti, vivranno per pochi minuti nella memoria a breve termine di chi ti ascolterà.

Cambia strategia: raccontalo e punta sulle emozioni.

Sorprendi! Prevedi qualcosa di inaspettato nelle esperienze per il tuo pubblico.

La sorpresa – in un percorso museale, nella strategia di narrazione, durante una visita guidata, produce maggiore divertimento, coinvolgimento e dopamina.

Caro Museo o Luogo di cultura,
il primo racconto è il tuo, quello che parla di te.

Anche sei sei fermo, chiuso o in attesa di rinascere, racconto il tuo arco evolutivo, racconta la tua nascita, racconta il dietro-le-quinte, racconto il tuo team personale, racconta la tua missione e il tuo obiettivo.

Mostra al pubblico, ai cittadini, ai visitatori, la parte più umana e più intima di te. 

Il mondo ha bisogno di motivazioni.

Le narrazioni dei personaggi dell’arte e della memori storica dei luoghi di cultura possono essere maestre di vita.

In ogni era sorge un eroe.

È tale non per i suoi superpoteri, ma per la capacità di affrontare le imprese, nonostante limiti e difficoltà.

Come il tuo Museo.

Una storia senza il conflitto,
e senza un messaggio,

è solo una storia da buttare.

Se qualcosa gli fa paura o lo affascina, l’uomo ha solo una possibilità:

trasformarla in divinità e raccontarla

Quando la storia ormai appartiene al pubblico e lo identifica, quasi non basta più un solo modo di viverla.

Le persone creano altri mondi correlati, altri media, altri possibili finali

Stravolgi la tua narrativa: contamina il racconto del contenuto culturale con esperienze, visioni e strumenti provenienti da altri ambiti, lontani e diversi dalla Storia dell’Arte.

Sezioni museali snobbate,
quartieri sconosciuti agli stessi cittadini,
opere d’arte incomprensibili.

Sono tutti chiari sintomi di una malattia seria: mancanza di narrazione.

Sopravvivenza, istinto naturale, appartenenza a un gruppo, affermazione di sé.

Per scrivere una storia forte, scegli uno tra i bisogni primari dell’essere umano e frapponi molti ostacoli nella trama per riuscire a soddisfarlo.

Proprio nel momento in cui stiamo progettando qualcosa nella nostra mente, è allora che sta per nascere una storia:

stiamo creando una nuova dimensione, uno spazio e un tempo, una trama, un finale.

Il primo e unico segreto per scrivere una storia coinvolgente: leggere molto? NO!

Ascoltare i bisogni e i desideri del pubblico a cui è destinata.

Se dici che “racconti” o che “narri” un luogo o un evento, ma non hai una trama e un personaggio in azione, vuol dire che stai solo infirmando o divulgando, senza impattivo emotivo.

Quando una storia ci racconta un personaggio che piace al nostro modello interiore di “eroe”, non desideriamo semplicemente essere lui o lei….

desideriamo, più fortemente, fare le cose che fa lui o lei e avere le sue capacità o i suoi poteri

Pensi davvero di scegliere prodotti, esperienze e luoghi per utilità o per logica?

La verità è che cerchi solo narrazioni di vita, storie in cui incarnarti e identificarti.

il potere evocante ha una forma ben precisa:

il racconto.

narrazione: relazione tra chi parla e chi ascolta.

La memoria archivia le emozioni.

Non si conserva tutto il contenuto di un ricordo, ma solo un dettaglio: quella esperienza forte che ha innescato una intensa emozione, positiva o negativa.

Costrusci una narrazione di un museo o di un luogo storico puntando su questo. 

Rabbit hole.

 

Introduci i tuoi spettatori all’interno della storia con un innesco di impatto. E usa qualsiasi cosa per riuscirci.              

Vuoi allenare la memoria e percepire “il mondo a storie“?

Impara le citazioni cinematografiche di film e serie TV preferite e applicarle nella vita quotidiana.

Buon divertimento!

La narrazione nella nostra vita:

la produciamo
la abitiamo
ne siamo oggetto
ne siamo registi e attori.

Dialoghi.

Le parole dei tuoi personaggi devono servire a 3 cose:

rilasciare informazioni utili;
rivelare la loro personalità;
dare azione alla trama e alla storia.

Ascoltare una storia è interessante.
Assisitere a una storia è edificante.

Vivere una narrazione, però, è coinvolgente e motivante.

La trama non basta.
Racconta il valore/messaggio di un luogo, di un personaggio, di un prodotto, di un mondo.

È il tema della srtoria a connettere il pubblico e a farlo riflettere.

Vuoi raccontare un Eroe?

Hai bisogno di:
personaggi-archetipi che lo affianchino;
un viaggio fisico o metaforico ma sicuramente evolutivo da fargli compiere;
un mondo ordinario di partenza;
un mondo straordinario a cui giungere o da attraversare;
un nemico (esterno o interno)
un’arma
una soluzione.

Che tu sia azienda, museo, luogho culturale, questa è la ricetta base per dar vita al tuo protagonista

Virtuale è temporaneità, non sostituzione.
Virtuale è possibilità, non certezza di fatto.

Simile per certi versi è il raccontare una storia.
Verosimiglianza, ma non verità; simulazione ma non reale accadimento.

Il gioco è un’esperienza narrativa in cui possiamo:

  • interagire con la storia
  • interagire con i personaggi (del gioco e nel gioco)
  • essere (co)protagonisti
  • decidere trama e finale (nel bene o nel male) quando possibile
  • decidere, modificare, ignorare le regole
  • essere “altro”.

Le storie dei luoghi, dell’arte, della cultura non possono essere semplicemente “divulgate”.
La loro comunicazione necessita di drammaturgia, potenza emotiva, effetto scenico.

Storytelling

Lo storytelling sta tramontando.

Sorge un nuovo sole, si chiama: storydoing.
Le persone vogliono mettere le mani nella storia.

Il Pontifex Maximus era il soprintendente alla costruzione dei ponti per collegare le strade oltre i fiumi.

Anche lo storyteller merita questo appellativo: con il suo lavoro di progettista di storie, connette le persone oltre le distanze.

Storyteller, narratori, designer: il trono assoluto del contenuto non vi spetta più. Dovente condividerlo con un pubblico sempre più prosumer (cioè produttore e consumatore al tempo stesso).

Lo storyteller dei luoghi urbani è:

  • un esploratore: ricerca e fiuta percorsi, spazi e memorie inedite nella città
  • un experience strategist: impianta hotpoint di interazione nella trama narrativa
  • un game designer: predispone meccaniche di coinvolgimento e di motivazione.

Ti aiuta a trasformare la tua progettazione culturale in un’avventura!

Un suono, un profumo, una scena, una superficie, un sapore.

Se hai un’esperienza che convoilga questi elementi insieme, inseriscili nel tuo progetto di stoytelling culturale.

storytelling

È l’arte (competenza), di raccontare (metodo) le storie (contenuto).

E anche, è la strategia di comunicazione per persuadere, coinvolgere, emozionare, connettere.

Che belle le mostre nei musei, vero?

Ma se raccontassero, anziché esporre o catalogare, non sarebbe un mondo migliore?

Non tutto ciò che è digitale, interattivo, virtuale, immersivo o aumentato è storytelling.

Se manca la storia, è solo tecnologia.

Il tuo storytelling avrà successo solo se ti assicuri la cosa più preziosa: un pubblico che ascolti la tua storia.

Attenzione! Se hai tra le mani un potente strumento di storytelling, ma racconti una storia falsa e alterata, il tuo pubblico lo scoprirà e ne sarai responsabile.

Lo storytelling è un’arte genetica.

Neuroscienze, cognitivismo, comportamento

La memoria archivia le emozioni. Non conserva tutto il ricordo del contenuto, ma solo il dettaglio dell’esperienza forte che ha innescato l’emozione (positiva o negativa). Cosa è necessario? Un luogo, un tempo, un evento.

La pancia guida le scelte, la memoria ricorda le emozioni (delle esperienze).

Se i luoghi sono dell’abitare umano, la narrazione lo è del pensare, e il gioco lo è dell’agire.

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Queste call-to-action ti sono familiari, vero?
Quando siamo stati coinvolti nella sfera emotiva, il tempo e lo spazio si annullano, vince solo il desiderio di prolungare l’esperienza. E il click è assicurato.

Comunicazione, marketing, progettazione

Le diversità non vanno eliminate o uniformate: basta un racconto per unirle. Anche per il Patrimonio Culturale è lo stesso: multiforme da Nord a Sud, ha solo bisogno che qualcuno intrecci tutte le storie in una grande trama.

Caro Museo, raccontare quanto tu sia prestigioso, antico, inedito o importante, non aumenterà molto la fila di ingresso. Lo farà, invece, mostrare quanto e perché i visitatori siano felice di aver vissuto un’esperienza memoriabile da te.

Il vero patrimonio che devi tutelare, preservare, valorizzare non sono le opere d’arte ma le relazioni umane. Pensa e progetta, scrivi e spiega, racconta e offri, sempre in un’ottica human-centred.

L’arte e la cultura sono a servizio dell’uomo e non viceversa.
Parla con il pubblico, migliora il tuo tono di voce, analizza i bisogni e i comportamenti, anticipa le future richieste, migliora i servizi online e offline.
Le opere d’arte splendono già di luce propria, le persone invece hanno bisogno di essere illuminate, guidate e condotte al centro della scena.

 

Homo Viator.
Homo Ludons.
Homo Emphaticus
Homo Narrans.

Se hai intenzione di progettare la comunicazione di un contenuto culturale, falli entrare tutti in azione!

Stimoli, opportunità, idee, progetti, narrazioni. Nascono tutti dal Big Bang di mondi diversi che si congiungono.

Attenzione, tempo, emozione.

Le persone sono disposte a concederli solo in cambia di una esperienza epica e memorabile.

Il pensiero convergente spegna la sorpresa e umilia la creatività.

Un percorso progettato con pensiero divergente apre nuove vie di fuga e ti fa decidere il finale della storia.

Alle persone, spesso (quasi sempre), il prodotto finale nel mondo dell’arte non interessa.

È ciò che c’è dietro ad affascinarli.

Trasformalo in una storia o in un’esperienza.

Lascia perdere date, stili, tecniche di un’opera d’arte. Verranno dimenticate.
Offri un’esperienza di valori e di umanità attraverso l’arte.
Dopo, saranno le persone a chiederti per voler sapere e ricordare.

Cross-media, multi-media e trans-media.
È il trio magico con cui puoi narrare la tua storia.

Tre strategie di comunicazione per “giocare” con i formati del tuo contenuto e con le piattaforme a tua disposizione.

Una buona storia può diventare notizia, ma non sempre una notizia può essere recepita come una buona storia.
La differenza sta nel modo di costruirla e di comunicarla come tale.
Perché ogni notizia ha una stroria dentro di sé

Direttori di musei e poli culturali possono prestare la voce e il viso per raccontare il patrimonio? Certo, ben venga!

Il loro linguaggio deve mantenersi sul livello tecnico-scientifico? Dipende!

Se si tratta di un progetto scientifico che si rivolge a un pubblico esperto e qualificato nella materia, il linguaggio può restare alto, tecnico e formale (ad es. una pubblicazione, un catalogo, un convegno, un articolo).

Se si tratta di un progetto divulgativo e di comunicazione rivolto a un pubblico di visitatori generico o a un target particolare – in entrambi i casi 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗶𝗰𝗶𝘀𝗺𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗶 – è meglio che il tono comunicativo 𝗲 il linguaggio siano semplici, chiari, e concetrati sul messaggio (es. un video divulgativo, un pannello didattico, il sito web, un’App, un tour virtuale, un canale social network).

Per il resto, il volto sia sorridente e l’otufit professionale!