Perché è necessario raccontare i luoghi, anziché limitarsi a descriverli?

Perché bisogna cercare il genius loci e ridargli voce attraverso la narrazione?

La risposta è nella memoria. Narrare fa ricordare, riattiva l’identità di sé, rende giustizia al perduto o al minacciato.

In fondo siamo tutti già passato, siamo destinati a esserlo. Anche adesso, anche io, anche questo blog post.
L’architettura della vita intorno a noi invecchia un giorno in più rispetto a ieri. Lo stesso vale per i luoghi.

Se ti occupi di promozione e valorizzazione per un luogo storico di cultura non puoi abbassare la guardia e limitarti a mantenere in vita la materia.

I luoghi rievocano memorie, genti, storie

Però, c’è un rovescio della medaglia: i luoghi, se narrati, hanno il potere di rievocare, di far rinascere la memoria, il ricordo di persone, di storie tra persone e di storie tra persone e luoghi stessi.

Progettare strategie di storytelling sui luoghi comporta studiare le fonti (il contenuto deve essere sempre di qualità e scientifico, per quanto sia possibile), sporcarsi le suole con numerosi sopralluoghi, avanti e indietro, sopra e sotto, riconoscere quel genius loci nascosto e riattivarlo, chiamarlo per nome. Modulare uno schema di storytelling dei luoghi significa mettere in primo piano i personaggi, ridar loro la voce. Costruire storytelling dei luoghi significa saper cogliere l’intreccio tra tessuto sociale, comunità e patrimonio culturale.

Ci vuole coraggio per essere storyteller bisogna destrutturarsi, uscire da sé, cambiare approccio, guardare oltre le apparenze. Ed essere soprattutto un po’ visionari.

___
(foto credit: Trixie Liko da Pixabay)