L'alveare di Ercolano

Ercolano

Antica, fragile e delicata come un vuoto alveare, separata dal mare, di cui solo il profumo e una barca antica ci restituiscono la memoria geografica. L’ho ritrovata troppo silenziosa. E non per la mancanza di visitatori. C’eravamo io, la blogger Athena alias Bruna Picchi e i restauratori abbronzati e sporchi di malta.

Un sopralluogo dopo mesi di lontananza e privazione, una gioia ma anche un’emozione pesante nel cuore. A volte mi accade: il fascino delle ruine e le virgole preziosi degli affreschi e dei mosaici sopravvissuti non riescono a vincere una malinconica percezione di tristezza e di frustrante incompletezza di fruizione.
Le storie sono lì, in numero di decine e decine, numerate come le case vuote, in un percorso progressivo, casualmente intrecciato o inconsciamente ordinato in un gioco enigmatico.

Bisognerebbe alzare il livello narrativo del luogo, le pietre devono parlare, urgono narrazioni potenti, bisogna riportare in vita i personaggi, vederli camminare, muoversi, bisogna simulare la vita. Immaginavo multimedialità, interazioni, interattività, sensorialità, immersione, partecipazione.

Deserti vesuviani.

Vesuvio

È tutto un delicato e inspiegabile compromesso: lui ci concede di sederci sulla lava raffreddata, di sorseggiare un Campari tra papaveri e ginestre, di contemplare due golfi in un solo panorama… e noi dobbiamo solo rispettarlo, lodarlo, celebrarlo e fotografarlo. Sicuramente, anche temerlo.
Mi sta bene. Cheers!
La pace tra l'uomo e la Natura

Campi Flegrei

Credere nelle leggende mi ricorda che altro uomini e altre donne prima di me hanno sperato in un’alleanza tra il Cielo e la Terra.
I cittadini flegrei sono sopravvissuti per secoli con questo credo, ottenendo vita da quel suolo di morte.
Non siamo zombie, torneremo a camminare, convivendo con la Natura e tutti i suoi titani ribelli.

Selvaggia a colori

Procida

Una selvaggia a colori, in un tempo fermo, da molto, che mantiene specifiche forme. È una cultura della memoria mai trasformata, solo ereditata e cristallizzata. Non vuole essere modificata, né credo che dovrebbero metterci le mani. È la cultura delle cose che stanno come sono perché erano.
L’unico modo per valorizzarle è potenziare il racconto, restaurare la bellezza e connettere tutti gli indizi sparsi nell’isola: gli isolani siano i primi narratori e tutti gli altri imparino le regole del gioco per rispettare la terra e il suo mare.

È il dio Vesevo, non Sauron

Gran Cono del Vesuvio

Ho dimenticato di gettare l’Unico Anello nelle tue fauci. In realtà, non l’ho voluto fare più, ci ho ripensato.
Io e la Compagnia siamo saliti fino all’estremità della tua corona con questa missione, ma poi le cose sono cambiate.
Una saggia custode del tuo lungo sonno ci ha raccontato la tua vita e il tuo potere. Abbiamo capito, tu non sei come Sauron, non meriti di essere distrutto.
Sei Sterminator, è vero, e ora dormi, ma non sei uno spirito negativo, tu sei tu, da sempre, tu sei ’O Gigante, tu sei ’A Muntagna, il Divin Vesevo.
Sei prima che noi fossimo.
Sei vita e morte, come un dio. Ai tuoi piedi si snodano generazioni di esseri umani che ti temono e ti adorano, ti rispettano e ti maltrattano, ti cantano e ti studiano.
Il fascino terribile e bellissimo, quello sì, lo subiamo.

Architetture leggere sul mare

La leggerezza e la bellezza

Un barocco elegante, geometrie semplici, forme classiche e materie piene.
Un teatro di prospettive, un sogno nell’azzurro.

luce che diventa ombra. a metà fra il mare e il Vesuvio.
Campolieto, una stella di Vanvitelli per un principe nel Miglio d’Oro.