Ti parlerò di:

  1. giocare con le parole e inventare storie
  2. sentimenti nella fabbrica: possibili narrazioni.

Giocare con le parole e inventare storie

Come la fabbrica dei pensieri è il cervello, quella dei sogni è il cuore, ma senza che si entrino in concorrenza.

Come la fabbrica di cioccolata, di cui non saprei quale versione cinematografica renda meglio l’ironia del racconto.

Come la fabbrica delle bugie, in cui non sappiamo se ne siamo coinvolti o ce ne siamo liberati una volta per tutte.

Come la fabbrica dello spettacolo, Hollywood, e quella dello show business, oggi Internet, anche se non sai mai dove inizia il confine della verità e dove finisce quello della menzogna.

Come le fabbriche sparse in tutto il mondo, con i motori sempre accesi e le mani degli uomini sempre sporche di grasso; come le fabbriche dell’artigianato dove invece il tempo è ancora un alleato prezioso per realizzare opere d’arte.

Come la fabbrica del nostro corpo, che funziona bene solo se la rispettiamo.

Come la fabbrica delle api, dolce e pericolosa.

Come la fabbrica di giocattoli di Babbo Natale, che nessuno ha visto mai, ma a cui tutti credono.

Come la fabbrica di mastro Geppetto, dove è nato Pinocchio, fatto di legno e amore.

Come le mani di un bimbo e di una bimba, che costruiscono senza sapere un grande potere.

Come la musica, che fabbrica magia dalla notte dei tempi.

Come le storie, che sono fabbriche di sogni e di emozioni, per questo è bene che ci sia sempre qualcuno a mantenere la luce accesa e a lavorarci.

I sentimenti nella fabbrica: possibili tracce di narrazioni

La gioia nel godere di un contratto di lavoro e di scampare dal pericolo della disoccupazione e della povertà; di essere impegnato in un luogo sociale e di essere produttivo; di guadagnare e mantenere te stesso e la tua famiglia; di raggiungere obiettivi; di guidare un reparto, un gruppo di colleghi o l’intera azienda.

Il disgusto per lo sfruttamento subito; per il risultato insoddisfacente del proprio lavoro; per le condizioni in cui si lavora; per le ingiustizie commesse dai colleghi o dal tuo capo; per la mancanza di sostegno da parte del tuo sindacato o dello Stato; per un licenziamento ingiusto; per un’ingiusta riduzione dell’orario di lavoro o del salario; per la riduzione di privilegi e diritti; per le differenze di considerazione rispetto ad altri colleghi; per il sapore e l’odore che regna sovrano nella mensa e dai pasti serviti; per le condizioni riprovevoli dei bagni adibiti al personale rispetto a quelli per la dirigenza.

La rabbia per l’incidente che ha costato la vita di un tuo collega; per l’ingiustizia delle decisioni attuate dai vertici aziendali senza consultarsi con i dipendenti; per gli scherzi e le cattiverie perpetrate a tuo danno dai colleghi; per l’imminente chiusura o trasferimento dello stabilimento; per la mancanza palese di sostegno da parte dello Stato; per aver dimenticato la divisa di lavoro o la valigia a casa; per il traffico che ti impedisce di arrivare in orario; per la ruota che si buca proprio durante il primo giorno di lavoro o di colloquio.

La tristezza per un lavoro che non ti gratifica; per lo scatto di livello o aumento di stipendio che non arriverà mai; per i colleghi che ti isolano; per la perdita di un caro collega che si è licenziato, che è morto o che si è dimesso; per la mancata corresponsione in danaro sufficiente ad arrivare a fine mese; per il rifiuto da parte della collega che tanto ti piace.

La paura per un improvviso licenziamento, riduzione di orario o di stipendio, declassamento di livello; per recarsi ogni giorno sul luogo di lavoro e non sapere se sarà l’ultimo; per le scarse condizioni igieniche e di sicurezza che mettono a rischio la tua salute; per l’ipotesi di subire un trasferimento lontano dalla tua città e dalla tua famiglia; di incontrare quel collega che ti infastidisce, ti insulta, ti intimidisce; per non riuscire mai a dimostrare quanto vali abbastanza; per essere aggredito una volta uscito sul cortile dell’azienda e sulla strada buia e isolata; per subire un furto di automobile o di motorino o un’aggressione fisica di rapina.

La sorpresa per una festa di compleanno organizzata sul posto di lavoro a tua insaputa; per la collega che tanto ti piace e risponde al tuo invito a cena dopo due anni di soli sguardi; per il premio, l’encomio, la targa ricevuta; per la decisione di accogliere finalmente la tua domanda di trasferimento, di aumento di stipendio, di avanzamento di carriera, di avvio del tuo progetto; per la decisione di rinnovare l’arredo o la strumentazione tecnologica; per un collega che ti copre permettendoti di uscire un’ora prima o prendendo il tuo turno quel giorno.

[foto in copertina di Bas Emmen on Unsplash]


Quali altre ispirazioni conosci per raccontare una fabbrica?