In breve:

  1. Scattare una foto, condividerla ma non avere la didascalia giusta.
  2. Il miracolo: quel luogo genera un potente ricordo e ricevo un commento!
  3. I luoghi sono i contenitori delle nostre emozioni più importanti.

Scatto, condivido, manca la didascalia.

Ho scattato lo scorcio di un luogo della mia città che frequento almeno una volta alla settimana. È Piazza del Gesù, nel centro antico di Napoli, una delle porte di ingresso ai percorsi turistici e ai poli culturali e monumentali della città. Non è una foto clamorosa, almeno per il soggetto, perché è uno scorcio che inquadra il punto di contatto tra l’edificio della Scuola Media Ugo Foscolo e quello della Chiesa del Gesù Nuovo, un dettaglio che non mostra né l’uno né l’altro. Roba da #architettura_lover.

È una foto banale, sembra. È decentrata rispetto a entrambi gli edifici. Può non avere senso, se non te la spiegassi. Nel momento in cui ero in quel punto della piazza, la percezione del luogo mi ha ispirato questa visione: proprio il contrasto tra le tipologie di edifici, tra le decorazioni esterne, tra i colori del materiale di costruzione e tra le destinazione d’uso hanno catturato la mia attenzione. Sono due storie, confinanti e diverse.

Ho caricato la foto come status sul mio profilo WhatsApp, ma, diversamente dalle mie abitudini, non sono riuscito a trovare una didascalia di accompagnamento. Ho atteso un paio di minuti, pensando e ripensando. Che fastidio: non sono riuscito a scrivere nulla di diverso dal solito, nulla di “profondo” e di “attraente”. Alla fine ho ceduto: va’ carichiamo una foto priva di micro-copy…

piazza_del_gesu_napoli

Il miracolo: i luoghi riattivano i ricordi del passato.

Cosa è accaduto? Non me lo sarei aspettato! Pensavo di non aver potenziato a dovere l’immagine senza una frase di accompagnamento, invece l’effetto sortito mi ha sorpreso. Una persona tra i contatti della mia rubrica – un docente – visualizza lo status e commenta: «La mia scuola media… le Medie alla “Ugo Foscolo” e il liceo al “Genovesi”. In più, il Gesù Nuovo era la mia parrocchia. In quella piazza sono racchiuse la mia infanzia e la mia adolescenza.».

Senza parole. No, non la foto, io, io sono rimasto senza parole. Un miracolo! Mi ero tanto dispiaciuto di non essere riuscito a scrivere nulla, e pensavo che sarebbe stata una foto banale, quando invece ha scatenato una reazione, ha attivato un ricordo.

Ho ringraziato il mio contatto (ps. si chiamo Pietro) per avermi condiviso questa finestra di ricordi personali, e di avermi fatto conoscere una parte di sé stesso, proiettata in quel tempo e in quel luogo a quel tempo. Ho immaginato Pietro lì, in quella “sua” Piazza del Gesù, ho rivissuto per un attimo il suo passato. Meravigliosa esperienza.

Emozioni e luoghi: raccontare per ricordare.

Cosa ho imparato? Avrei potrei aggiungere informazioni storico-artistiche a questa foto, e soddisfare la mia gola da storico e narratore dei luoghi. Mi sono preoccupato di cercare ancora una volta le parole giuste. E invece no, non stavolta, stavolta non è servito. A volte bisogna avere fiducia nelle narrazioni in sé, nella potenza dei luoghi.

Per questa persona, Piazza del Gesù è il luogo della memoria, o almeno uno dei tanti, sicuramente uno importante per il periodo  adolescenziale. Ecco perché è così importante promuovere i luoghi della città come rete esperienziale, come contenitori in cui ciascuno deposita ricordi ed esperienze, e quindi emozioni. Su questi emozioni si innestano e si muovono le reti della Storia e della Cultura, e viceversa. Le persone si legano a quei luoghi, che intanto diventano “famosi, turistici e culturali”,  non per i contenuti da manuali di arte, quanto per le emozioni forti che hanno vissuto in essi e che li accompagnano nella vita.

E ci tornano per questo. O se li vedono in foto, come nel mio caso, sentono vibrare le proprie corde emotive.


Ti è accaduta un’esperienza simile? Qual è il luogo nella tua città che più di tutti riattiva i ricordi della tua infanzia?