Non è metaverso, non è multiverso, ma è “inverso” (all’italiana).

Con questa TV Series realizzata dagli Amazon Studios, Lisa Joy, Jonathan Nolan e Vincenzo Natali hanno rielaborato la fantascienza letteraria cyberpunk inventata da William Gibson.

Il prefisso /inverso/ è un’aggiunta made-in-Italy per rendere meglio il concetto del movimento da un mondo a un altro, un movimento che coinvolge tutta la dimensione psicofisica, cerebrale, neuronale, sensoriale e virtuale (e chi più ne ha, più ne metta). La periferica è un oggetto, e un concetto, oggi forse superato e “antico”; in realtà simboleggia la presenza e il bisogno (ancora) di una macchina, di un collegamento, di una direzione per compiere un’evoluzione o una trasformazione.

La trama della sceneggiatura è un’occasione per parlare di tutte quelle cose che piacciono molto a cultori dell’innovazione (visori, VR, gaming, beta tester, AI), ma anche agli umanisti (etica, coscienza, privacy dei dati, ecosistema, malattia, post mortem e futuro, questo benedetto futuro che tanto ci spaventa e che ancora non sappiamo come vivere).

Gibson ne ha fatto un mestiere di penna in modo eccellente, che gli rende l’attribuzione di builder worlds, vero costruttori di mondi.

Credo che sia l’aspetto più interessante di tutta la storia.

Resto in attesa della seconda stagione.
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Se l’hai visto, cosa ne pensi?