Inaugura la riapertura e la nuova musealizzazione delle Collezioni Campania Romana del Museo Archeologico di Napoli.
C’era tanta gente, tornerò con calma per studiare con attenzione i reperti, anche se alcuni già li conoscono. Io ero lì soprattutto per (ri)vedere questi due dèi: Serapeo (da Pozzuoli ) e Giove (da Cuma).

Entrambi hanno abbandonato i loro luoghi originari da tempo remoto, ma hanno compiuto “una grande magia” influenzando e trasformando la percezione e la memoria storica dei loro contesti topografici, sia quelli di provenienza sia quelli di nuova collocazione.

Serapeo da Puteoli

Serapeo fu trovato tra le rovine di una struttura antica “con colonne” nella zona del porto di Pozzuoli, nell’area flegrea di Napoli. Si pensò che si trattasse di una zona sacra. Invece poi si corresse il tiro: era un mercato. Ma ancora oggi tutti lo chiamiamo Tempo di Serapide.

Giove da Cuma

Giove proviene dagli scavi di Cuma, era colossale. Quando fu ritrovato venne moncato, rimaneggiato e montato su un piedistallo, e divenne una sorta di obelisco-cuccagna nel Largo di Palazzo Reale (attuale piazza del Plebiscito). Lo chiamavano ‘o Gigante. Poi fu rimosso e dimenticato nei secoli dei secoli. La strada che scende dalla piazza verso il mare conserva però ancora il suo nome: salita del Gigante.

Senza una geografia narrativa capace di riconnettere il reperto al territorio, “le pietre e le statue che viaggiano attraverso i luoghi e il tempo” resteranno incapaci di parlare e di svelare la propria storia.

Comunque, grazie al direttore Paolo Giulierini per questo traguardo promesso e mantenuto!