Un anello di congiunzione tra due mondi

Nell’era della digitalizzazione, della narrazione transmediale interattiva e della comunicazione sul web, dal un lato c’è il CONTENUTO (la cultura e l’arte nei musei, nelle istituzioni culturali, delle fondazioni, dei siti monumentali, degli archivi, delle aree archeologiche, degli atelier ecc.), dall’altra parte c’è il CONTENITORE TECNOLOGICO (le agenzie di sviluppo informatico, le agenzie di comunicazione, le software-house che progettano applicazione per device mobili, esperienze in Virtual Reality e Augmented Reality, videogiochi e game-app, ricostruzioni 3D, video mapping ecc.).

Hanno bisogno l’uno dell’altro per il risultato finale, ma:

  • riescono a intendersi?
  • hanno risorse interne che siano sensibili alle rispettive esigenze?
  • riescono a coordinare le diverse visioni?
  • chi si occupa di tradurre e gestire i contenuti culturali per tecnologie?
  • chi educa il personale all’innovazione?

Forse sì, forse non completamente, forse non sempre.

Non sarebbe fantastico avere una risorsa interna o collaborare con una consulente esperto che identifichi in sé entrambi i mondi e che sappiano parlare entrambi i linguaggi?

L’umanista digitale è nel mezzo: è un anello di congiunzione tra cultura e tecnologia:

  • ha una formazione nella digital humanity (in costante aggiornamento) gli permette di dialogare più facilmente e di connettere i due attori del progetto;
  • è competente nella materia culturale (è uno storico dell’arte o un archeologo o un conservatore dei beni culturali ecc.), quindi può dialogare con curatori, direttori, docenti, ricercatori, artisti ecc.
  • ha investito la sua formazione nel settore digitale e tecnologico, nel web marketing. Ha capito che sarebbero stati i trainanti del nuovo coinvolgimento culturale, e quindi si è reinventato e de-strutturato per passione, interesse, lungimiranza, predisposizione, curiosità.
  • si informa sui trend di mercato, su case-study oltreoceano, sui comportamenti e piattaforme d’uso delle persone e del pubblico culturale;
  • dialoga con i tecnici informatici per progettare la soluzione più adatta all’obiettivo del committente culturale. Non è un informatico, ma conosce le potenzialità e studia le tecnologie, le sperimenta, aiuta il comparto tecnico a tradurre e semplificare le richieste del committente;
  • cura e crea contenuti culturali per la tecnologia, soprattutto nella fase di ideazione, progettazione, scrittura, storytelling;
  • aiuta il museo/istituzione a scegliere l’esperienza interattiva per collezione/mostra/luogo da promuovere e valorizzare.

Se non fosse esistito, bisognava inventarlo. E infatti è proprio quello che ho fatto.

[ph. credit Foto di PublicDomainPictures da Pixabay]


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