In questo posto ti spiego 4 punti dell’allestimento della mostra Van Gogh nel Palazzo Bonaparte di Roma, che ho apprezzato con attenzione.

L’Autoritratto

L’opera più famosa tra tutte quelle esposte, quello che tutti volevamo vedere, è stata collocata per ultima, come gran finale tanto atteso. In questo modo le altre opere (tele e disegni), quelli minori o meno conosciuti, hanno ricevuto in modo equilibrato la dovuta attenzione dei visitatori con un percorso quasi obbligato, senza essere subito fagocitati dall’opera feticcio.

L’intrattenimento

Il primo è un pannello didattico che invita il visitatore a sperimentare l’evoluzione del tratto grafico del pittore; il secondo è una room con specchi e videoproiezioni di dettagli colorati delle opere, che offre un momento di svago e di immersione in una realtà fantastica. Le ho apprezzate perché credo siano esperienza entrambe necessarie per far riposare gli occhi, alleggerire la fatica mentale che comporta una mostra, e anche per stimolare l’interazione di altri sensi.

Le citazioni sui muri

Questa pratica ormai molto diffusa in ambito museale supera la barriera fisica sia dello spazio espositivo sia della tradizionale pannellistica didascalica. In assenza di un audiostorytelling che supporti i testi informativi (scritti quasi sempre in terza persona), credo che questa modalità sia molto valida per dare “realistica” voce ai pensieri del protagonista e farli apparire davanti ai nostri occhi.

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Tu l’hai visitata? Cosa ne pensi?